Nel 2011 è stata inaugurata a Roma la nuova stazione Tiburtina dell’Alta Velocità, intitolata a Cavour e tutti i telegiornali italiani diffondevano queste parole: “la stazione è intitolata al Conte Camillo Benso di Cavour, il primo che pensò di modernizzare il paese con le strade ferrate”. Falso, perché la prima ferrovia piemontese, la Torino-Moncalieri, fu inaugurata nel 1848. Fino ad allora il Piemonte aveva acquistato decine di locomotive napoletane da Pietrarsa il cui reparto di produzione locomotive a vapore fu inaugurato nel 1845. Gli acquisti cessarono solo con la fondazione dell’Ansaldo che poi avrebbe beneficiato, dopo l’unità, delle commesse della stessa Pietrarsa mandata a chiusura e relegata prima a officina di riparazione e poi a museo.
A Pietrarsa, c’era la più grande industria metalmeccanica d’Italia estesa su una superficie di 34mila metri quadri, l’unica in grado di costruire motrici navali e le Due Sicilie erano l’unico Stato della penisola a non doversi avvalere di macchinisti inglesi per la loro conduzione poiché, dalla sua fondazione, fu istituita la “Scuola degli Alunni Macchinisti”. Erano costruiti, oltre agli oggetti dell’industria metalmeccanica come torni, fucine, cesoie, gru, apparecchiature telegrafiche, pompe, laminati e trafilati, caldaie, cuscinetti, spinatrici, foratrici, affusti di cannone, anche locomotive e vagoni, inoltre solo Pietrarsa, in Italia, possedeva la tecnologia avanzata per realizzare i binari ferroviari.
Quest’officina meccanica, nata nel 1840 a Portici, precedeva di quarantaquattro anni la costruzione della Breda e di cinquantasette quella della Fiat ed era molto rinomata in tutta Europa. I Savoia, ben quindici anni più tardi, a metà dell’800, chiesero e ottennero di poterla riprodurre in scala, senza pagare i diritti, nel primo stabilimento metalmeccanico del Regno d’Italia, la futura Ansaldo di Genova; anche lo Zar Nicola I, dopo averla visitata, la prese come esempio per la costruzione del complesso di Kronstadt. Alla vigilia dell'unità, al Nord solo l'Ansaldo di Genova è a livello di grande industria, tuttavia essa aveva 480 operai contro i 1.500 di Pietrarsa di cui 820 tra disegnatori, modellatori, cesellatori, tornieri, limatori, montatori e 230 “operai militari” che alloggiavano in una caserma all’interno dello stabilimento.
Con le vicissitudini legate all’Unità d’Italia, dalle varie cessioni nella gestione a privati prima, che portò alla riduzione dei posti di lavoro con scioperi e gravi disordini repressi nel sangue, alla nascita delle Ferrovie dello Stato Italiano nel 1905 dopo, e con l'avvento dei nuovi sistemi di trazione elettrica e diesel, ebbe inizio il lento ma inesorabile declino, culminato il 15 novembre 1975 con il decreto di chiusura e la decisione di farne di Pietrarsa un museo ferroviario, sfruttando i vecchi capannoni della prima fabbrica di locomotive d'Italia. L'inaugurazione avvenne il 7 ottobre 1989 in occasione del 150° anniversario delle ferrovie italiane. Poi chiuso e, dopo un lungo periodo di ristrutturazione, il museo è stato riaperto il 19 dicembre del 2007.
L'antico stabilimento, sede del Museo Ferroviario, costituito da sette padiglioni per un'estensione complessiva di circa 36.000 metri quadrati, ospita locomotive a vapore, locomotive elettriche trifase, locomotive a corrente continua, locomotori diesel, elettromotrici, automotrici e carrozze passeggeri. Nel museo vi è anche una ricostruzione della Stazione Bayard e dei vagoni della Napoli - Portici.
Una statua tra le più grandi realizzate in ghisa in Italia, posta nel piazzale del complesso museale, mostra Re Ferdinando II di Borbone nell’atto di indicare il luogo dove costruire le prime officine ferroviarie delle Due Sicilie e dell’intera Penisola. Un’iscrizione ricorda che lo scopo del sovrano era di svincolare lo sviluppo tecnico e industriale del Regno dall’intelligenza straniera.